Attacchi Soft - Suggerimenti e Consigli

testo tratto da http://www.freestyler.it


Oggi il sistema soft copre oltre il 95% del mercato italiano. Ma si fa presto a dire soft... Il soft è ancora un mondo dove permangono alcune differenze, talvolta difficilmente comprensibili al neofita; come diverse appaiono ancora le singole realizzazioni, anche se peraltro notevole negli ultimi anni è stata l'evoluzione tecnica dei materiali e ciò ha ridotto molto le disparità qualitative.
Visti questi elementi, grande può essere ancora la confusione e talvolta, poi, la delusione, nel principiante inesperto al momento della scelta. Ogni negozio, è ovvio, tenta di spingere il prodotto che ha in magazzino e non sempre è facile distinguere pregi e difetti di quanto ci viene proposto nei pochi minuti dell'acquisto.
Vi è inoltre ancora una certa produzione di attacchi e boots soft economici, che viene regolarmente presentata nell'allettante pacchetto offerta tutto compreso. Pertanto, conoscere a priori cosa osservare negli attacchi e negli scarponi soft, nonchè pregi e difetti dei principali modelli sul mercato, può evitare di doversi ritrovare domani in negozio a litigare per una riparazione o una sostituzione impreviste.
A seguire si passerà quindi ad un'analisi prima delle parti di un attacco e di uno scarpone soft tradizionali e poi, ad uno sguardo su pregi e difetti dei singoli sistemi step-in soft presenti sul mercato.
Ecco da cosa sono composti gli attacchi soft tradizionali.

BASE
I tipi di base presenti sul mercato sono essenzialmente due: in plastica ed in metallo (più qualche modello top in carbonio, in genere di prezzo alto). Entrambi i materiali presentano pregi e difetti, che è bene conoscere.
Sono spariti i baseless, in genere metallici, soluzione che poteva avere qualche pregio per i freestylers radicali e che, in particolare, favoriva forse un flex della tavola piu armonioso e una leva sugli inserti minore, specie per il baseless esterno; ma a prezzo di una scarsa regolabilità del passo e dell'angolazione. Inoltre, in particolare, appunto, i baseless esterni richiedevano necessariamente tavole con boccolature estese oltre le odierne classiche quattro coppie per attacco, boccolature oramai sparite assieme agli attacchi per le quali erano studiate. Vi erano poi, ancora fino al 1999, ancora basi, in genere metalliche e un po' più economiche, che al posto del disco centrale avevano delle asole di fissaggio fatte, diciamo, a quarto di cerchio; questo tipo di base aveva sì una certa solidità, ma se le asole erano composte da due cerchi concentrici permettevano una discreta regolabilità del passo, altrimenti, se erano singole, nel montaggio su tavole con un semplice 4x4 e non un 4x2, potevano creare squilibri e difficoltà nel posizionamento e nella regolazione del passo.
Passando al materiale di costruzione, la base in metallo, se di buona qualità, presenta grandi garanzie di durata nel tempo, e di resistenza agli stress termici e dinamici, oltre che di stabilita sulla tavola e di risposta rapida agli impulsi del rider (in quest'ultima cosa, peraltro, entra in gioco anche la qualità dello spoiler posteriore). Può però presentare qualche problema nelle zone a contatto con la tavola, che, se non adeguatamente protette, possono causare piccoli danni sotto forma di segni o leggeri solchi sulla superficie della tavola; ancor più fastidiosi e visibili se si è soliti variare spesso passo ed angolazioni degli attacchi. Pertanto, verificare al momento dell'acquisto la presenza di una gomma fra base e tavola, normalmente fornita con questi tipi di attacchi. Lo stesso determinerà uno smorzamento delle vibrazioni ed una minore tendenza delle viti di ancoraggio agli inserti a svitarsi.
La base in plastica, per converso, se ben fatta, non ha nulla da invidiare a quella in metallo, smorzando anzi forse un po' di più le vibrazioni e fornendo forse una risposta appena più "soft" agli impulsi; crea in minor misura, anche se non "gommata", problemi di segni rilevanti alla superficie della tavola e le realizzazioni odierne denotano in genere buona solidità. Da verificare è peraltro la risposta nel tempo agli shock termici e dinamici, dipendente dalla composizione chimica del materiale utilizzato negli stessi: in caso di previsione di un uso intensivo e/o prolungato o in condizioni estreme, è meglio affidarsi a marche di provata serietà e affidabilità. Quindi è necessario che il materiale di costruzione sia di notevole rigidità, senza peraltro cadere nella fragilità, e sia del tutto esente da torsioni; infatti, la leva che fa il sistema 4x4 o 3D sulla struttura causerebbe, in caso contrario, sbattimenti, inizio di rotazioni anomale del disco di fissaggio, totale perdita di risposta specie nel backside... Cosa oggi rara in media, ma non infrequente in alcuni modelli degli anni passati, talvolta anche di qualche marca blasonata. Pertanto un'utile controllo prima dell'acquisto è prendere l'attacco con una mano sul front ed una sul back, e provare a torcere e ruotare nei due sensi opposti (da fare anche con basi metalliche sottili): se si verifica uno spostamento di più di un millimetro-due, lasciare perdere. Vanno verificate ugualmente altre possibili forme di flessione e forme di "gommosità" varie della struttura dell'attacco, assolutamente da evitare. Anche il disco di fissaggio deve ovviamente essere estremamente solido e totalmente privo di flessione, oltre che di giochi a contatto con il cerchio ricevente della base: su questo particolare, è bene ricordarlo, graveranno direttamente tutte le torsioni e le trazioni esercitate dallo snowboarder nel riding.
Esistono talvolta versioni con dispositivi per variare l'angolazione rapidamente, sono utili per i noleggi o specialmente per chi, alle prime armi, non ha ancora trovato i suoi angoli ideali: è necessario però che non pregiudichino in alcun modo la resistenza alle torsioni del disco stesso.
Sui dischi di fissaggio va fatta una parentesi. Proprio negli ultimi tempi si è assistito, finalmente, ad una diffusa tendenza ad operare per rendere la foratura degli stessi, normalmente prevista per il solo sistema 4x4, compatibile con il 3D di Burton, unico sistema alternativo rimasto: questo si è fatto non estendendo o integrando il sistema di boccolatura sulle tavole, ma creando dei dischi di fissaggio degli attacchi "multistandard", con foratura utilizzabile egualmente con il 4x4 e con il 3D. Ciò è stato peraltro realizzato in maniere diverse, alcune volte predisponendo dei buchi o delle fessure del tutto autonomi rispetto a quelli destinati al 4x4, altre volte integrando o allargando la preesistente foratura 4x4. In quest'ultimo caso va osservato e verificato nel montaggio che il design dell'integrazione non pregiudichi la solidità dell'insieme, e che eventuali svasature o allargamenti dei fori sul disco non compromettano la fermezza del fissaggio alla tavola. Rimarcabile è il sistema, adottato da alcune case su attacchi prevalentemente in metallo, che, mediante allargamento del disco di fissaggio e opportuna foratura trasversale rispetto a quella destinata al 4x4, permette anche un fissaggio di 4 viti disposte a rombo sul 3d di Burton, con una distribuzione degli sforzi sugli inserti in ipotesi ancora migliore del 4x4 per chi adotta un'angolazione degli attacchi media o medio-alta.

SPOILER
Anche sugli spoiler i progressi sono stati enormi negli ultimi anni, oltre a un deciso ampliamento della grandezza degli stessi a seguito della fine della c.d. "new school". Si è passati infatti da spoilers flessibili e spesso piuttosto bassi, a spoilers alti e rigidi anche per i freestyler. Purtroppo si vede tuttora sulle piste qualche principiante con tavola nuova e attacchi con spoiler di tre centimetri, sicuramente frutto dell'ultima "promozione" del centro commerciale, tentare disperatamente di eseguire una curva backside e finire invece inesorabilmente...col sedere per terra. Pertanto chi acquista per la prima volta dovrebbe cercare appunto un modello con spoiler alto e abbastanza rigido, provvisto assolutamente di regolazione dell'inclinazione frontale. In negozio si provi a tirare indietro e torcere leggermente il bordo superiore degli stessi, onde verificare che la possibile leggera flessione del bordo non sia in realtà un'inaccettabile flessione della struttura portante dello stesso. Un freerider, inoltre, spesso inclinerà di più in avanti lo spoiler dell'attacco posteriore, per favorire una naturale pre-flessione della gamba posteriore nel backside: questo sempre che non utilizzi per gli attacchi angoli prossimi allo zero, nel qual caso ciò gli risulterebbe superfluo se non controproducente.
Un discorso a parte lo meriterebbe l'inclinazione laterale e/o ruotabilità degli spoilers. Poche case considerano che la posizione che assume la gamba sulla tavola con un passo medio di 50 cm è inclinata verso l'interno di una decina di gradi circa rispetto alla perpendicolare sulla tavola. Anzi, siccome nel backside si sposta il peso maggiormente sulla gamba posteriore, quella anteriore si troverà ad assumere un'inclinazione ancor maggiore, tra i 15° e i 20°, questo riferendosi ad uno stance medio di 50 cm per una persona alta 1,75 e con angoli 20°-10°; ma con uno spoiler verticale lo scarpone, specie quello anteriore, appoggerà solo su una parte dello spoiler, determinando una perdita parziale di supporto nelle curve backside, nonché consumo irregolare dell'heel-pad e della parte posteriore del boot. Alcune case prevedono la ruotabilità dello spoiler, cosa che in parte può aiutare a risolvere il problema, specie nel caso di angolazioni accentuate dell'attacco anteriore; ma oramai quasi nessuna prevede la possibilità di inclinarlo lateralmente, seguendo la naturale posizione della gamba, soluzione che oramai sarebbe complicata anche dal fatto che la regolazione dell'inclinazione frontale è, praticamente in tutti gli attacchi, affidata ad un dispositivo che appoggia piatto sull'archetto posteriore. In merito, una soluzione fai da te per chi riscontrasse questo problema potrebbe essere l'aggancio dalla parte esterna delle basi, di due piastrine metalliche rettangolari, possibilmente dello stesso spessore e materiale dell'attacco, che permettano di sollevare tutto l'archetto da un lato di uno-due centimetri. Va in merito rilevato che, a conferma del fatto che qualche casa di è accorta del possibile problema, è recentemente comparso qualche modello di attacco con spoilers asimmetrici preinclinati verso l'interno o dotati di ala supplementare sullo stesso lato. Un'ultima menzione per i sistemi di regolazione dell'inclinazione anteriore degli spoilers: ottimi e pratici i sistemi "toolless" che permettono di variare la stessa senza cacciaviti o simili; bene anche quelli, come la maggior parte, con la classica vite a testa Ph3. Molto più scomodi invece alcuni con vite piatta o con dado. Qualche casa ha poi introdotto il blocco dello spoiler in posizione eretta, affermandone l'utilità in termini di prontezza della risposta, ma mettendo anche degli avvisi di attenzione a rotture causate dalle seggiole delle seggiovie….

ARCHETTO
Normalmente gli archetti posteriori che reggono lo spoiler non presentano grossi problemi, essendo quasi sempre di buona qualità. Talvolta però sono assenti: alcuni tipi di attacchi, infatti, essenzialmente per principianti e fortunatamente in via di estinzione, hanno lo spoiler con lunghi bracci che appoggiano piatti sui lati della base, eliminando così l'archetto; in questi attacchi, però, è impossibile variare sia l'inclinazione anteriore (a meno di non inserire degli spessori sotto i bracci dello spoiler), sia quella laterale anche mediante rotazione ed in genere forniscono un minor appoggio in backside; morale: sono sconsigliabili. Gli archetti sono spesso realizzati in metallo, anche negli attacchi in plastica; se invece sono in plastica, va controllato che siano abbastanza rigidi e solidi. Inoltre, se il design degli stessi e dei lati della base dove sono attaccati è assolutamente piatto e lineare, cosa che è, in genere, caratteristica degli attacchi metallici, sarà in più possibile posizionarli sia all'interno che all'esterno della base stessa, con ciò ulteriormente adattando l'attacco a scarponi un po' più (o meno) larghi. Verificare inoltre, una volta montati gli attacchi sulla tavola, che lo shape dell'archetto non sia troppo abbondante, specie nei pressi della congiunzione inferiore con la base, per evitare di raschiare la neve, in particolare se si possiede una tavola un po' stretta; serrare inoltre fortemente i bulloni e dadi o viti di ancoraggio degli stessi alla base, specie su alcuni modelli metallici con feritoie di aggancio invece che buchi (preferibili e oramai prevalenti quest'ultimi), per evitare lascamenti e spostamenti asimmetrici dell'archetto.
Talvolta l'archetto è integrato nella base, anche in modelli di qualche marca famosa: questo modo di costruzione, che peraltro chi scrive non apprezza molto, rende l'insieme asseritamente più solido, a parità di materiale di costruzione e forse appena più leggero (secondo alcuni costruttori), ma bisogna fare attenzione a scegliere l'attacco della misura giusta; comunque può costringere a regolare la centratura dello stesso spostando il disco front-back e quindi perdendo la possibilità di usare lo stesso per la regolazione dello stance, con una versatilità pertanto assai ridotta (almeno sul 4x4, sul 3D il discorso può essere in parte differente).

STRAP SULLA CAVIGLIA
E qui cominciano talvolta i problemi, dato che le realizzazioni possono variare di molto, come variabili possono ancora essere i tipi di chiusura. Elementi che possono veramente fare la differenza in termini di comodità, durata e quindi di piacere della surfata. Ancora oggi si vedono alcune realizzazioni non esenti da pecche, specie sui modelli economici. Il materiale della strap deve essere resistente, specie quello dell'imbottitura. Attenzione ad acquistare attacchi con strap pressochè prive di imbottitura, specie se si possiedono o si intendono usare scarponi sottili e/o senza scarpetta ed inoltre a possibili sovrapposizioni di parti di strap e a rotazioni libere dei cricchetti, presenti su alcuni modelli economici, che faranno perdere ulteriore tempo sulla neve ad ogni aggancio. Insomma, si impone un attento esame di questo elemento, cruciale nella resa dell'attacco. I sistemi di chiusura sono oggi costituiti per la quasi totalità dai cosiddetti cricchetti pompanti, praticamente scomparsa la leva con blocco di derivazione dagli scarponi da sci: questo, anche se (perlomeno a giudizio di chi scrive) con un minimo di pratica, permetteva egualmente di stringere bene e rapidamente la strap con una o al massimo due operazioni; non presentando per converso alcun rischio di rottura, come invece può capitare per un uso molto intenso dei cricchetti pompanti. Adesso comunque, per praticità o per moda che sia, si è oramai arrivati ad una generalizzazione e standardizzazione dei cricchetti pompanti di tipo "Burton" a pompaggio mediante trazione, unico tipo che ha rivelato una buona rapidità ed un'ottima efficienza, al contrario di molte altre tipologie, che invece in passato hanno dato prova di scarsa efficienza e oltretutto di una certa fragilità. Sembra oltretutto che si stiano notevolmente riducendo i casi, non rari fino a qualche tempo fa, di problemi di usura della cinghia dentata da parte del cricchetto (il cricchetto "mangia" i dentini), nonché di rottura del meccanismo durante la chiusura, questo per un generale miglioramento dei materiali dei cricchetti stessi. In ogni caso è bene prestare sempre attenzione alla funzionalità di questo particolare al momento dell'acquisto, evitando realizzazioni che appaiano fragili o sottodimensionate, in quanto è il particolare che andrà incontro forse all'uso più ripetuto ed intenso di tutto l'attacco. Comunque, per velocizzare eventualmente l'entrata su un attacco, qualora lo stesso risultasse lento o insufficiente nella chiusura, è in teoria possibile adottare alcuni accorgimenti: per la strap sulla caviglia, se il pompaggio risultasse difficoltoso o insoddisfacente, specie con certi cricchetti di vecchio tipo, è possibile aggiungerere un cricchetto a leva con cinghia dentata, meglio senza blocco per non complicare troppo le cose e sistemarlo sul punto di ancoraggio della cinghia dentata sull'archetto, dotandosi così di un sistema aggiuntivo più rapido di chiusura. In alcuni casi, poi, purtroppo oramai rari, gli attacchi hanno due cinghie dentate e la strap dotata di blocco presettabile da una parte e cricchetto pompante dall'altra: su questi si potrà posizionare la leva dalla parte opposta al cricchetto (magari anche sostituendo il blocco con un comune recettore a molla, e rendendo la strap asportabile completamente). In entrambi i casi si pomperà un po' a leva libera e poi si chiuderà quest'ultima in un attimo; garantita una maggior rapidità, una fatica minore e una minore usura dei meccanismi del cricchetto.

STRAP ANTERIORE
In genere la strap anteriore non presenta molti problemi e in ogni caso per la stessa valgono molte delle considerazioni fatte per la strap sulla caviglia. Da notare peraltro la tendenza, in alcuni attacchi economici, a fornire la stessa di un semplice recettore, cosa che, con i guanti da snow indossati, non aiuta certo a stringerla quel tanto che è necessario a non sentire la punta del piede che si solleva nel riding.  Ancor meglio sarebbe, forse, per velocizzare un po' le cose, che ci fosse anche un blocco, rimuovibile, che impedisca alla cinghia dentata di uscirsene completamente dal recettore; si potrebbe così infilare la strap, magari tirandola un po' su dalla lamina front e poi chiudere la leva già posizionata al livello predeterminato, oppure dando una sola veloce pompata al cricchetto, semplificando e rendendo più rapido il tutto.

PADS DI SOLLEVAMENTO DI PUNTA/TACCO DELLO SCARPONE
I pads in questione sono una novità recente, apparsa sui primi attacchi qualche anno fa e oramai estesa a pressochè tutti gli attacchi in commercio; talvolta vengono chiamati "gas-pedal" o "accelerators". Servono ad incrementare la risposta dell'attacco, specialmente, riguardo a quello anteriore, nelle curve frontside. Dopo alcuni tentativi in materiali morbidi, mediamente inefficienti, sono oramai tutti costituiti in gomme dure o plastica; meglio se forniti anche della possibilità di essere spostati e regolati a seconda del numero di scarpone: questo in particolare se montati su attacchi con archetto non integrato (sempre preferibili, a giudizio di chi scrive). Essendo un particolare abbastanza nuovo e di cui si sta progressivamente studiando la resa e il miglior montaggio, va attentamente verificata la solidità di fissaggio degli stessi alla base, in quanto si ha notizia di modelli di case pur blasonate che hanno ancora qualche tendenza a non restare ben fissati, come inoltre va controllato che la loro sporgenza non sia eccessiva, in relazione alla larghezza della tavola posseduta.

VITI E BULLONI
Le viti che fissano gli attacchi alla tavola, avvitandosi agli appositi inserti 4x4 o 3D, sono state ed in parte sono ancora la croce e la delizia degli snowboarders per molti anni. Viti lunghe, viti corte, inserti più stretti o diversi (questi ora finalmente scomparsi), viti che si svitano (sempre in cima alla pista quando non hai il cacciavite, ovviamente…), teste di viti che si spannano, ed eppure era solo la venticinquesima volta che cambiavi posizione agli attacchi... Adesso si è oramai assistito, peraltro ad una certa standardizzazione: viti "M6" a passo metrico, con testa di due tipi, piatta o svasata (Burton) ed intaglio normalmente Ph3, a volte integrate da una rondella. Non tutto però, è uniforme, in particolare con riguardo alla lunghezza delle stesse, che può variare considerevolmente a seconda del materiale (gli attacchi metallici sono in genere più sottili) oppure dell'interposizione di strutture antivibrazione, di recente comparse su alcuni modelli. Per cui, se il montaggio degli attacchi non viene fatto da un vero negozio specializzato, ma magari a casa dal rider principiante dopo un acquisto separato (consigliabile peraltro rispetto al montaggio in certi ipermercati...), è bene verificare previamente che la profondità degli inserti sommata allo spessore degli attacchi equivalga, anzi meglio sia superiore di un millimetro circa, alla lunghezza del corpo della vite testa esclusa. Un piccolo calibro dotato di "astina di profondità", del costo in genere di pochi euro, da tenere a casa, può essere utilissimo ad effettuare tutte le misurazioni, ma con un po' di fantasia si possono trovare altri sistemi equivalenti. Ed è meglio prestare un po' di attenzione prima, che trovarsi poi delle strane gobbette sulla soletta della tavola...
Attenzione andrà posta ad alcuni fattori.
1°: eventuali gomme giustamente messe fra attacco e tavola (dalla casa produttrice o... dal fai da te del rider): una volta compresse dalla pressione delle viti "perderanno" più della metà del loro spessore; va verificato quindi avvitando gli attacchi progressivamente e con cautela, meglio, in caso di dubbi, con delle viti appena più corte.
2°: durante il riding le vibrazioni ed i cambiamenti di temperatura talvolta pian piano allentano le viti; ciò può verificarsi specialmente con attacchi metallici assieme a viti non autobloccanti. A questo bisogna prestare notevole attenzione, in quanto è noto che il distacco di un attacco da snowboard può causare gravi lesioni all'altra gamba. Pertanto, un cacciavite nano, normalmente a "stella" ovverosia tipo Philips n° 3, messo in una tasca con il tappo di una penna infilato sopra per evitare buchi nella stessa (meglio un mini-tool specifico) possono evitare il rischio di trovarsi in cima al pendio con gli attacchi che fanno "giacomo-giacomo". Un mini marsupio con i passanti infilato in cintura può essere un idea per portarlo, se nelle tasche si è soliti tenere portafoglio, cellulare, creme varie, cartina del resort, bussola, gps, ecc. ecc. E' comparso, a proposito, sul mercato persino un apposito zainetto in miniatura da applicare sullo spoiler di un attacco; per gli appassionati dei gadgets… Le eventuali vibrazioni, qualora svitassero le viti troppo facilmente, possono essere ridotte proprio dall'interposizione di quel summenzionato tappetino di gomma; è inoltre possibile in genere utilizzare o viti autobloccanti (preferibile) o rendere autobloccanti quelle normali. Come? Basta bagnare la filettatura della vite con una colla serrafiletti del tipo "a smontaggio facilitato" o leggero e poi lasciare le viti ad asciugare per ventiquattrore a testa in giù prima di avvitarle negli inserti. E' consigliabile in ogni caso usarne pochissimo e solo sulla parte terminale della filettatura e mai applicarlo direttamente ancora liquido nelle boccole sulla tavola, in quanto i solventi contenuti in dette sostanze possono talvolta rendere permeabile il bordo di giunzione fra la struttura del topsheet e le boccole stesse, con rischio poi di dannose e pericolose infiltrazioni d'acqua nella struttura della tavola. ...