La Costruzione di una Tavola

testo tratto da http://www.freestyler.it

L'interesse per la costruzione interna degli snowboard avrà sicuramente spinto alcuni di noi magari anche a sezionare quella vecchia tavola perché sfibrata o rotta o magari con la scusa di farne una coda di rondine… Questa curiosità, però, può assumere solo un significato, diciamo, "accademico"; in realtà, per arrivare a costruirsi uno snowboard sarebbero necessari macchinari e materiali non facilmente disponibili per la maggioranza dei riders, rispetto per esempio al campo windsurf-surf dove l'autocostruzione, pur se richiede notevole perizia, è un'attività possibile e praticata da diversi "shapers" privati.

LA STORIA
Certo, agli albori dello sno', l'autocostruzione non era rara, peraltro con i limiti delle tecniche e delle conoscenze in materia del tempo. Quindi i tentativi con tavole in legno e vetroresina, con derive in acciaio ma senza lamine, oppure completamente in plastica stampata, e di forma molto simile ai surf da onda, erano frequenti. Poi, com’è noto, col progredire degli shape, ci si è avvicinati molto - fortunatamente - alla costruzione degli sci e, di conseguenza si è affidata la realizzazione delle tavole in gran parte alle fabbriche di sci stesse. Così l'evoluzione è proseguita utilizzando le conoscenze acquisite in decenni da quelle aziende ed anzi, vi è stato uno scambio reciproco di esperienze ed informazioni, fino a giungere agli attuali shape.
Negli ultimi anni, invece, si può dire che l'evoluzione si sia relativamente stabilizzata, avendo trovato già un notevole punto di equilibrio. Così le forme si sono relativamente standardizzate, ed anzi le tavole, almeno per il soft, hanno assunto una notevole polivalenza, tanto che la maggior parte di esse è oramai denominata "freeride-freestyle".

L'ANIMA DELLE TAVOLE
Passiamo quindi a vedere come sono costruite le tavole da snowboard moderne. La prima distinzione concerne l'anima interna, e le divide in:

- tavole iniettate;
- tavole con anima in legno;
- tavole con anima in altri materiali.

Le tavole iniettate sono costruite predisponendo negli stampi tutti gli altri elementi che al compongono ed iniettando ad alta pressione al centro del "guscio" un composito di resina poliuretanica, per intendersi quella che sembra uno stucco bianco. Sono oramai relegate sempre più a marche economicissime o a modelli da bambino (anche se le case più famose oramai fanno modelli "woodcore" anche per i più piccoli); il materiale che le compone è facile, nel tempo, che incorra in microfratture progressive. Talvolta inoltre si trovano miste-iniettate, con anime predisposte in legno avvolte dalla resina poliuretanica e in questo caso (c.d. tavole in r.i.m.).

Le tavole con anima in legno sono oramai lo standard. L'anima in legno è in genere composta da un sandwich stratificato orizzontalmente di listelli di legno di due tipi differenti alternati, di solito di un tipo più duro e resistente e uno più morbido e flessibile, con lo scopo di associarne le caratteristiche. Per intendersi, l'anima sembra una tavola a strisce verticali chiare e scure, con listelli larghi in media un paio di centimetri. Qualche rara casa produce invece anime laminate verticalmente, con strati sovrapposti come, diciamo, nel compensato marino.
Una recentissima tendenza poi ha visto un notevole numero di case unire al legno... l’aria! Insomma a shapare anime in legno alleggerito con lunghe scanalature, studiando il tutto per una maggior leggerezza ma senza perdite consistenti in termini di robustezza.

Le tavole con anima in altri materiali sono prodotte da qualche casa che invece ha sostituito, per tutti o per alcuni modelli, all'anima in legno un'anima in materiali compositi di asserita alta qualità, preshapata ed inserita nella tavola con le stesse modalità dell'anima in legno. Recentissimi sono i casi di sostituzione del legno con l’honeycomb o nido d’ape di fibra o ancora con honeycomb in alluminio.
Va rilevato che vi è un'ulteriore nuova tendenza ad unire al legno listelli di materiale sintetico inerte, anche in tavole alte di gamma, per anime diremmo "miste"; ed inoltre che vengono spesso associate, nelle tavole più pregiate, delle stuoie o delle strisce in carbonio, per conferire una maggior reattività alla tavola. In questo caso pero’ si passa gia’ a perlare delle qualita’ dei laminati, che hanno assunto nel tempo una importanza sempre maggiore e non sono poche ormai le opinioni di chi mette decisamente in secondo piano le caratteristiche delle anime, dando invece rilievo principale ai laminati e alla loro disposizione. Come guardacaso nel moderno windsurf...

COSTRUZIONE
Connessa al materiale di costruzione dell'anima della tavola vi è anche la diversa metodologia di costruzione. Infatti, nelle tavole iniettate, come detto sopra, vengono predisposti nella pressa il guscio preformato e il fondo della tavola, ed in esso viene iniettato ad alta pressione il composto di resina poliuretanica che andrà a riempire lo spazio vuoto. Nelle tavole in sandwich, invece, vengono sovrapposti ed incollati i vari strati che saranno: soletta e lamine, fondo con serigrafie, strato di vetroresina con eventuali inserti antivibrazione nelle zone delle lamine, anima in legno, strato di vetroresina con rinforzi o eventuale stuoia integrale in carbonio, topsheet con serigrafie e poi passando il tutto nella pressa. In particolare, le stuoie in fibra di vetro vengono impregnate di pregiata resina epossidica letteralmente pennellandola dopo aver posto la stuoia sopra l'anima in legno oppure talvolta la stuoia ha gia la resina spalmata a parte nella giusta dose e viene applicata sopra in seguito ("prepreg").
Questa potremmo dire è la costruzione base di tutte le tavole, che poi presenta alcune varianti, come per esempio il c.d. torsion box, in cui vi sono due o più longheroni longitudinali fatti con uno scatolato di vetroresina riempito di materiale inerte.
Ma la principale, più evidente, ed anche più discussa differenza fra le tavole è quella che le divide fra le tavole in sandwich e in cap. Nelle tavole in sandwich il topsheet si arresta al bordo dello spigolo superiore della tavola, e fra questo e la lamina c'è in genere un fianchetto in abs o polifenolo, una specie di plastica insomma. Nel cap il topsheet e talvolta la fibra di vetro sottostante, si prolungano invece fino a saldarsi sulla lamina sottostante; vi sono varianti nelle quali il topsheet non arriva proprio alla lamina, ma è separato da uno strato di vtr o da un ammortizzante e vengono chiamate cap-sandwich o simili. Correlata a questa distinzione c'è quella sul metodo di fabbricazione, che comporterebbe l'uso nelle tavole cap di una resina più fluida, con la possibilità, se accuratamente dosata di evitare accumuli e di ridurre il peso complessivo della tavola; mentre nelle tavole in sandwich verrebbe usata una resina più densa.
In ogni caso va rilevato che adesso non è talvolta neppure così facile capire esattamente la costruzione della tavola che si va ad acquistare. Infatti, si parla di anima "supracore" con fianchetti "powercurve" o di "slantwall" o di "suspension cap", "tcs", "monocore"… D'altronde si può rilevare visivamente che ogni marca produce il suo tipo di sandwich e/o la sua versione o le sue versioni di cap. F2, per esempio, produce per diversi modelli un cap a spigolo la cui angolazione (45°, 60°, ecc.) varia a seconda dei modelli e dell'utilizzo a cui sono destinati.
Va rilevato che vi è stato in un recente passato un contrasto fra chi sosteneva che la miglior modalità costruttiva è il sandwich e chi il cap. I primi sostengono che il cap sarebbe troppo esposto a rischi di delaminazione a seguito di violenti urti sulla lamina, a causa della diretta connessione, almeno nei modelli di cap "puro", fra topsheet e lamina, mentre nel sandwich il fianchetto funziona da "ammortizzatore". I secondi rimarcano la maggior reattività della costruzione in cap e la presenza di alcuni casi di delaminazione anche fra le tavole in sandwich.
In realtà la disputa è stata risolta in gran parte dall’evoluzione tecnologica, non senza la connessione con elementi di mercato e anche d’immagine...
In primis, infatti, la preponderanza sempre maggiore dell’inserimento di laminati pregiati nella costruzione delle tavole ha comportato che i benefici del cap passassero in secondo piano, in quanto con l’impiego in particolare del carbonio si sono ottenute tavole in sandwich leggerissime e molto reattive, laddove il cap a quel punto non aggiungeva altro. In secondo luogo la percentuale di delaminazioni e di rientri in garanzia delle tavole in cap lo rendeva progressivamente più antieconomico. In terza battuta la moda del ritorno del sandwich, lanciata dalla casa americana leader nel mondo ha imposto il progressivo adeguamento di tutte le altre, anche la moda vuole la sua parte...
Un'ultima notazione: per chi scrive la soluzione migliore e più originale sarebbe quella adottata da alcune case americane minori, per esempio Never Summer, ma anche da alcuni modelli pregiati di case europee, vedi la Volkl Apocalipse del 2003, cioe’ quella di fare un fianchetto liscio tipo slantwall (a 45°) della Burton, ma in p-tex come la soletta. Questo lo renderebbe facilmente e perfettamente riparabile e molto scorrevole in tutte le situazioni in cui la tavola affonda di spigolo nella neve; a mio giudizio, poi sarebbero facilmente utilizzabili le profilature di ritaglio delle solette, con un risparmio e riutilizzo "ecologico"! E, in ogni caso, anche se si dovesse utilizzare del materiale ad hoc, francamente, dato il prezzo che si paga per le tavole, almeno per quelle top, non credo che una "sofisticazione" del genere sarebbe impossibile o antieconomica…

LAMINATI
Assoluta preponderanza ha assunto negli ultimi tempi la qualità e la disposizione dei laminati disposti sopra e sotto l’anima della tavola. Qui però lascio la descrizione e l'approfondimento dell'argomento ad un tecnico specializzato, il nostro Zoidberg...V
"Vediamo i principali tipi di tessuti utilizzati nella costruzione delle tavole da Snowboard e le loro peculiarità.
FIBRE DI VETRO
E' il materiale che costituisce il 90 per cento del laminato di una tavola, vediamo quali sono i principali tessuti impiegati. Vetro "E" é il vetro + comunemente usato, si divide in biassiale e triassiale.
FIBRE DI VETRO BIASSIALI
Le fibre sono tessute secondo direzioni specificate ne data sheet del tessuto, i 2 + comuni sono 90 0 e +-45. Se immagini di sendere il laminato longitudinalmnte sulla tua tavola, le 90 0 sono disposte per l lungo e per il largo, le +- 45 diagonalmente. Questo tipo di tessuto, sopratutto il 0-90, è il + comune, infatti si trova in tutti i negozi che vendono materiali nautici, èd è disponibile in un ampia varietà di grammature (da 25 a 1200 gammi al metro quadro) e di tessiture (Twill o Plain)
FIBRE DI VETRO TRIASSIALI
Le fibre sono disoste lungo le direzioni 0 +-45 gradi; le fibre a 0 gradi rinforzano il flex longitudinale, quelle diagonali il flex trasversale. I laminati in fibra sono fortemente la deformazine delle fibre dipende dalla direzione della sollecitazione. Le fibre diagonali sono disposte in maniera ottimale rispetto alle sollecitazioni torsionali, per questo usando un laminato triassiale si riesce a ridurre la flessibilità torsionale, che è fondamentale per la tenuta della lamina in curva , sopratutto sulle nevi + dure La soluzione universalmente adottata da tutti i costruttori di tavole (ma proprio tutti) e uno strato di fibra da 660 grammi fra la soletta e l'anima e uno uguale fra l'anima e il topsheet, spesso integrato da Nastrature in vetro o carbonio Sulle tavole di bassa gamma si usano e fibre biassiali (+ economiche e reperibili) sulle tavole di gamma medio-alta si usano fibre triassiali; alcune marche come O.sin usano adirittura fibre quadriassiali, cioè 90 0 +-45. La soluzione ottimale sarebbe usare mix di fibre biassiali e monoassiali, 2 stuoie diverse, in questo modo si otterrebbe un lminato triassiale fato non necessariamente di fibra uniforme (es carbonio per la torsione e vetro per la fibra a o gradi) e non necessariamente della stesa grammatura,così facendo si potrebbe regolare in maniera + fine il flex dela tavola,a discapito di un aumento dei costi di produzione.Vetro "S" nè identico al vetro "E", ma circa il 30 percento + rigido, è circa 5 volte + costoso.
CARBONIO
E'  un tessuto ottenuto dalla pirolisi del Rayon, ripetto al vetro è circa il doppio + rigido, ma molto fragile, poco resiliente, e sopratutto molto + costoso (10 volte rispetto al vetro). Il vetro nelle tavole da snow è presente pricipalmente come nastri (sebbene sia molto facile da lavorare), per rinforzare le zone maggiormente sollecitate (ad esempio per indurire il flex longitudinale o torsionale), una tavola 100% in carbonio sarebbe infatti leggerissima e rigidissima, ma troppo fragile per usarla!
KEVLAR
E' un tessuto completamente sintetico, molto difficile da lavorare , è + leggero del carbonio, molto + flessibile ma impossibile da rompere, e difficilissimo da tagliare; il suo impiego è quindi principalmente limitato a nastrature, a causa del costo e della estrema difficoltà di lavorazione. Questi tessuti sono disponibili in 2 versioni, secchi, per una laminazione manuale, o preimpregnati, vediamo in cosa consiste quest'ultima PREGPEG = tessuti preimpregnati, le fibre sono cioè già bagnate della resina + catalizzatore nella giusta quantità: di solito ci sono diverse opzioni a catalogo tecnico per il rapporto tessuti/resina , ad esmpio 50 o 40 o 30 percento,in questo modo si può predeterminare le caratteristiche meccaniche del laminato (flessibilità, peso, fragilità) La resina usata è generalmente + densa, ed è distribuita in modo uniforme, le fibre sono bagnate cioè in maniera ottimale senza bolle d'aria I Pregpeg utlizzano resine termocatalizzanti, ( catalizzano con il calore, in un range di temperature che varia tra 70 gradi e 120 gradi) , e per questo vengono conservati a -18 gradi centigradi. Il laminato ottenuto è di qualità superiore. (Matteo Mazzarese)

PUNTA E CODA
Vi è poi l'aspetto della costruzione, sia interna che esterna, della punta e della coda. Per molti anni è stato assolutamente normale che la punta e la coda fossero costituite, anche nelle tavole più pregiate, da delle spatole di plastica; questo ovviamente nelle tavole soft, in quanto in quelle hard la coda è tronca e ha sempre avuto una semplice placca in acciaio, mentre la punta è spesso poco pronunciata. La cosa veniva giustificata in varie maniere, la maggior parte delle volte con argomenti connessi allo smorzamento delle vibrazioni e alla maggior resistenza agli impatti del materiale plastico; quando invece, in realtà era spesso dovuta alla mancanza delle adeguate tecniche costruttive o, in ogni caso, da esigenze di risparmio. Comunque, le argomentazioni portate per giustificare ciò erano per alcuni condivisibili, per altri discutibili: peccato che il discorso della maggior protezione dagli impatti lo facesse anche qualche casa che poi lasciava i bordi di tali zone senza protezione alcuna, lamina o placca d'acciaio che fosse…
Va detto che, se può essere vero che una lamina di plastica unica può incorrere in minori rischi di frantumazione rispetto al legno, è pur vero che delle forti flessioni che interessassero anche la giunzione fra la punta e l'anima di legno trovano sicuramente in quel punto un luogo di disomogeneità di flessione, insomma la tavola rischia di spaccarsi proprio lì. Non per niente si sono viste case pubblicizzarsi con degli spaccati in cui si vedeva una congiunzione alquanto sofisticata fra questi due elementi, a tasselli ed innesti incrociati.
Negli ultimi anni, invece, si è diffusa in modo pressoche` totale la costruzione "woodcore tip-to-tail", reclamizzata da molte case come uno dei pregi salienti delle proprie tavole; ovviamente con pregi e difetti inversi rispetto alla precedente soluzione. In particolare, appunto, se si avrà sicuramente un'uniformità di flessione della tavola, per contro la maggior fragilità nei riguardi di impatti "frontali" di una certa entità dell'anima in legno nella punta va compensata con un'adeguata protezione della parte terminale della stessa, leggasi lamina o meglio placca in acciaio, che in queste tavole è veramente obbligatorio che ci siano.

Siamo così arrivati proprio al discorso della protezione diremmo "esterna" della punta e della coda, che nella maggior parte delle tavole è costituita appunto da una placca o dalla lamina stessa. Discorso dolente, perché per lungo tempo alcune case blasonatissime hanno lasciato queste zone esposte e senza alcuna protezione, con la lamina che si arrestava all'inizio della spatola della punta e della coda, e anche su tavole destinate ad essere maltrattate nel fuoripista. Il peggio è che il tutto è stato spesso giustificato nelle pubblicità anche con argomentazioni "scientifiche" tipo risparmio di peso, riduzione delle vibrazioni, flex più armonioso, eliminazione del punto di congiunzione fra lamina e placca quale possibile zona di delaminazione. Va da sé che esse sono intrinsecamente risibili; solo per riferirsi ad una di esse, 40 cm di lamina in meno potranno portare al risparmio di qualche decina di grammi, e sfido chiunque a sentire la differenza…
In realtà, lasciare in particolare la punta della tavola senza protezione porta a conseguenze nefaste per chiunque utilizzi il suo sno' in tutte le situazioni che il riding offre, ghiaccio, salti, fuoripista, ecc. Sicuramente qualsiasi impatto con un grosso pezzo di ghiaccio, un ramo, un sasso, lascerà il segno, e, con l'andare del tempo e il ripetersi di detti eventi, porterà nel peggiore dei casi alla delaminazione di alcuni tratti di spigolo; per non parlare delle "coltellate" abituali degli sciatori in coda agli impianti… Peggio ancora per qualche modello di tavola alpina, oramai raro, senza protezione in punta, che data la punta bassa e il possibile utilizzo con i pali da slalom o gigante, ha ancor maggiori possibilità di aprirsi.
Purtroppo va detto che, nonostante questa scriteriata tendenza sia stata abbandonata da molte case, per contro ne esistono talune che persistono per tutti i modelli o perlomeno per quelli destinati al pipe. L'unico consiglio, francamente, per chi voglia una tavola che gli duri nel tempo e da poter utilizzare ovunque senza remore, è quello … di evitarli come la peste!
Per chi già possedesse una tavola senza protezione, e avesse già sperimentato sul campo detti problemi, vi è la possibilità di applicare un parapunta ed un paracoda resinati e borchiati. Anche qui c'è chi inorridisce all'idea di forare con delle borchie la tavola, ma se si è in presenza di una già iniziata delaminazione, forse è meglio scegliere il minore dei due mali…
Vi e’ anche chi mette una protezione plastica in abs, cosa sicuramente migliore che lasciare la terminazione della soletta a vista, ma che presenta una resistenza agli impatti pur se buona sicuramente inferiore al metallo; sul punto vi sono pero’ contrasti di opinione.
Resta la differenza fra le tavole con placca in acciaio o simili e tavole con la lamina continua. Certo, la lamina continua non presenta nessuna zona neppur minima dove la sfortuna possa portare il sasso di turno a sbattere, mentre la giunzione fra lamina e placca, a detta di alcuni, col tempo potrebbe presentare qualche problema (cosa assai dubbia per chi scrive…). Si ritiene però che, per un uso piuttosto rude in fuoripista, una seria e ben dimensionata placca possa in ipotesi dare più garanzie della lamina in caso di urti di una certa violenza. Questione peraltro, in questo caso, di opinioni e gusti personali; va detto che oramia la lamina continua e’ adottata dalla stragrande meggioranza delle tavole.

Sulle lamine non c'è da dire un gran che. Sono fatte di acciai differenti, alcuni più duri che tengono più il filo, ma possono essere più fragili negli impatti, altri più morbidi che necessitano di maggiori cure per tenere sul ghiaccio; talvolta sono denominati con Rockwell e una cifra crescente in ordine di durezza. Non è così facile peraltro distinguere il tutto in negozio al momento dell'acquisto.
Se non altro vi è la differenza fra le lamine sottili "da gara", che talvolta si vedono su alcuni modelli top snowboard, e quelle normali o quelle a larghezza accentuata. Le lamine sottili vengono giustificate da fatto che creano meno attrito, lasciando più spazio al p-tex della soletta. Questo può avere anche un fondamento di verità, ma per converso non occorre sottolineare la differenza di resistenza di una lamina più sottile rispetto ad una normale in caso di impatti con oggetti contundenti, che nessun supposto "minor attrito" può giustificare. Salvo che per talune tavole hard race, noi tutti - ripeto - utilizzeremo la tavola in tutte le situazioni che ci si presenteranno, ed avere un "tallone d'Achille" nei confronti degli… imprevisti che stanno sotto la neve è, secondo me, sconsigliabile. D'altronde vi è una casa che propugna le sue lamine maggiorate a "t", ed è una casa che ha sempre fatto leva sulla velocità dei suoi attrezzi….

La boccolatura delle tavole, ovverosia il sistema di innesti su cui avvitare gli attacchi, come è noto, ha assunto oramai lo standard uniforme 4x4, ovverosia con le boccole disposte agli angoli di un quadrato di 4 cm.; salvo la rilevantissima eccezione del 3d di Burton. Per quanto riguarda il sistema della singola boccola, è diventato unico il passo metrico e la filettatura cosiddetta "M6". Permangono talvolta leggere differenze di profondità delle boccole stesse, per cui, in connessione anche con i diversi spessori degli attacchi, attenzione alla lunghezza delle viti…
Nel 4x4 vi è inoltre la sottospecie del 4x2, con boccolatura "intensificata", utile in particolare se si posseggono attacchi con limitata possibilità di microregolazione del passo, mentre è relativamente superflua con gli attacchi classici dotati di dischi a fessure. A meno che non siano ad archetto fisso: sul punto si rimanda all'articolo sugli attacchi soft.
Oltretutto si stanno oramai diffondendo diversi tipi di pregevoli dischi multistandard, per cui la scelta di una boccolatura 3d non comporta più necessariamente la scelta obbligata degli attacchi della stessa casa.

Per quanto attiene alla soletta, se ne trovano di estruse, sinterizzate, ed in grafite. Le solette estruse sono composte da polietilene in lastre, hanno una bassa densità molecolare, sono relativamente morbide e lente, e più facili da segnare o solcare. Per converso sono "user friendly" ovvero più facili da sciolinare e asseritamente più facili da riparare. Le solette sinterizzate sono composte da polietilene polverizzato e ricompresso in lastre, sono ad alta densità molecolare, alta scorrevolezza, ecc., sono quindi più care. Le solette in grafite sono solette sinterizzate con l'aggiunta di polvere di grafite. Tutto qui? Magari! Se provate a vedere un catalogo troverete solette all'iridium, "sintruded",
Ptex 1000, Ptex 2000, Iso 740, Electra Gallium, Teflon Titanium…. E' ovvio che ad un numero più alto dovrebbe corrispondere una maggior densità molecolare, ma vai a fare i paragoni "a secco" fra due modelli di case differenti… Resta il classico sistema, da fare di nascosto, ovviamente non amato dai negozianti, dell'unghia passata sulla soletta: se incide appena o per niente=sinterizzata, se lascia il segno=estrusa.

TOPSHEET
La superficie superiore della nostra tavola, con le serigrafie impresse sopra, è sicuramente l'elemento che spesso ci attira di più e magari ci fa decidere per l'acquisto, anche se non dovrebbe essere così… Comunque adesso si è oramai arrivati mediamente ad un alto livello qualitativo in relazione alla fattura delle superfici, ed è raro vedere sbucciamenti o delaminazioni, cosa non rarissima quattro-cinque anni fa. Vi sono topsheet a grafica stampata e sublimata, ruvidi o lisci; una primaria attenzione forse andrebbe posta sulla capacità delle superfici superiori di rilasciare la neve che si accumula sopra, con trattamenti appositi; non è la stessa cosa trovarsi in fresca con una tavola libera e leggera, rispetto ad una con chili di incrostazioni ghiacciate…

SHAPE (by Tony Fish)


Tradotto letteralmente vuol dire forma. Per quanto riguarda la tavola, si riferisce proprio a come è disegnato il profilo dello snowboard, con riferimento al tipo di sciancratura (radiale, quindi a singolo raggio, oppure a doppio o triplo raggio, progressiva o degressiva) e alla forma appunto, anche di punta e coda.
Le tavole, per shape sono divise diversi gruppi, direzionale, in cui la tavola è disegnata per favorire l'andamento in una direzione rispetto all'altra, twin tip, che sono tavole di profilo simmetrico, quindi in sostanza dovrebbero avere lo stesso comportamento sia in forward che in fackie.
Poi ci sono delle varianti come i twin tip direzionali in cui particolari forme di sciancratura o la differente lunghezza di punta e coda (punta=dall'inizio della tavola all'inizio della sciancratura) rendono la tavola in qualche modo direzionale (onestamente mai capito perchè continuino a chiamarle twin... pensate ad una nitro misfit.. che cos'ha del twin?)
Nelle direzionali, invece esiste il tapered shape, che consiste nell'avere la larghezza massima della coda leggermente più stretta rispetto alla punta, le swallow tail, quelle a coda di rondine, (ed esiste anche una double swallow tail che è la capita unorthodox! mitica!)
Poi ancora esiste lo shape asimmetrico (ma è quasi estinto) in cui le sciancrature sono poste diversamente in front e in back, in modo da assecondare lo stance del rider, quindi esistono tavole diverse per regular e per goofy.
 

SCIANCRATURE (by Tony Fish - 2005)

Premetto che ogni genere di sciancratura, avrà poi un comportamento adeguato allo stile di ogni diverso rider, e che ognuno acquisita una buona tecnica, potrà utilizzarle nei più svariati modi; le terminologie proposte dalle case poi non sempre si equivalgono.

Vediamo i diversi tipi:
-radiale: un singolo raggio di sciancratura che ha un comportamento neutro all'interno della curva, cioè la tavola mantiene un comportamento costante in entrata, mantenimento ed uscita; la variazione dei raggi di curva effettuata sarà in genere determinata, oltre che dalla misura propria del raggio della sciancratura, dal flex della tavola, dal posizionamento degli attacchi, e soprattutto dalla pressione e sensibilità esercitata dal singolo rider; questo (n.d.r.) in relazione alla diversa inclinazione impressa al mezzo che, flettendo la tavola in curva sempre più di fatto accorcerà il raggio di sciancratura;
-progressiva: costituita da due (o più) raggi, ne ha uno più ampio nella parte anteriore che prosegue in uno più stretto nella parte posteriore. il risultato è un'entrata in curva più docile e lunga, mentre la tavola tende a chiudere più velocemente la curva, il che dovrebbe anche favorire a mio avviso un cambio di lamina più veloce; la casa italiana phiokka propone una progressiva con 4 raggi differenti dal più grande in punta al più piccolo in coda.
-degressiva: semplicemente contraria alla progressiva in cui il raggio più corto sta davanti e il lungo dietro.
-tripla sciancratura: ne esistono di varie versioni e viene chiamata in vari modi
nitro ne propone una versione con raggio centrale largo e due differenti raggi in punta (media larghezza) e coda (il più stretto dei tre) per altro utilizzata anche da atomic su vari modelli. Questo tipo di sciancratura ha entrate veloci in curva tenuta in mezzo e uscite fulminee, ottima nel caso la si usi per le curve strette in pista e conduzione nella transizione in pipe, meno per chi cerca curve ampie (per cui serve l'abilità aggiunta del rider) e l'utilizzo in fresca.
ride invece ne propone un'altra versione che chiama "quadratica" (hammer usa lo stesso tipo di sciancratura, ma la chiama semplicemente tripla)
che in sostanza propone una tripla, ma con raggio centrale minore e i due raggi in punta e coda uguali tra loro, ma più larghi del centrale. ciò dovrebbe contribuire ad un comportamento più fluido della tavola, ad una parte di curva centrale più veloce e accentuata ed anche favorire il comportamento più fluido in fresca ed in stacco e atterraggio dai jump, in cui una sciancratura più larga e docile aiuta ad evitare i controlamina; tanto che sempre nitro ha proposto sulla team, una sciancratura dedicata proprio a questi due utilizzi, che chiama bidegressiva che non è altro che una tripla, ma con i due raggi di punta e coda larghissimi.
Poi rimanendo ferme queste grandi distinzioni dette sopra molte case propongono le loro versioni di sciancrature con raggi e idee diverse.
Head propone una tripla, ma che ha un raggio leggermente più corto in punta, come una degressiva. Capita oltre a varie triple (con tre raggi differenti ma quello centrale più stretto - col il raggio anteriore stretto, centrale largo e dietro medio) propone anche una tavola da donna con quattro sciancrature messe in questo modo: 6.9>7.5>8.1>7.5.
Da nominare per particolarità, anche l'omega sidecut della elan (finalmente ho quasi capito come è fatto ), da citare se non altro, perchè utilizza in una tavola freestyle in punta e coda (mentre in una freeride solo in coda) una sciancratura dritta e quindi senza raggio di sciancratura.
In ogni caso per tutte le versioni particolari di sequenze di raggi consultate i siti delle varie case che li riportano quasi sempre.


N.B.: data la vastità e la continua evoluzione dell'argomento, chi avesse critiche, suggerimenti o desiderio di portare approfondimenti su aspetti specifici della materia puo` proporre il tutto sul nostro forum.